domenica 11 marzo 2007

Non giudicarmi...fai male!!!


Presto o tardi qualcuno volge su di noi il suo sguardo, s'industria di conoscerci, di oltrepassare la diga: mosso da un impulso inspiegabile ed inconsapevole, che siamo soliti definire "simpatia/antipatia", egli ci astrae dal vuoto distratto dell'indifferenza ed incomincia a osservarci.Dapprima si aggira guardingo nella nostra anima, ne scruta i silenzi, le inquietudini, le reticenze, gli impulsi profondi; vuole coglierne l'afflato, vuole cercare conferma all'originaria impressione di un primo contatto.E' questa la fase dell'attenzione non valutativa, detta empatia, durante la quale ci poniamo in ascolto dell'altro, tralasciando le nostre personali opinioni.L'altro è per noi una stella senza nome. Per qualche sconosciuta ragione (nella quale è già immanente un giudizio), abbiamo riconosciuto quella stella nell'immensità del firmamento; essa ha catturato il nostro sguardo, ci ha lasciati attoniti e incantati per il suo sterminato fulgore, o forse, ci ha incuriosito la sua luce tenue e soffusa, il suo bagliore rapido ed improvviso come un batter di ciglia.Pian piano, attraverso la successiva frequentazione, quella iniziale conoscenza impregnata delle sensazioni, si arricchisce di nuovi contenuti, come in una moltiplicazione dei misteri.Ecco, il secondo miracolo si compie: quella stella diviene un pianeta!Ogni essere umano è la combinazione di molteplici componenti e, quell'insieme meraviglioso di luci ed ombre, quella moltitudine complessa di tratti positivi e negativi, promana dalle azioni, dai gesti, dalle parole; persino il silenzio talvolta è così pregno di noi!Che lo si voglia o no, in ogni istante di quella esperienza gioiosa o sofferta che chiamiamo vita, ognuno emana proiezioni di sé...ed è quella luce o quell'ombra, quel silenzio o quella musica, che ci inducono a stringere una mano o a lasciare la presa.Via via che si raccolgono esperienze ed informazioni dell'altro, attraverso il suo contegno, i suoi atteggiamenti, le sue reazioni, la nostra conoscenza diviene consapevole, il piatto della bilancia libra talvolta verso l'alto talvolta verso il basso, come una danza tribale, perchè concentrarsi solo su ciò che ci piace dell'altro, non aiuta a conoscerlo.Talvolta, senza la pretesa di essere infallibili ed onniscenti, esprimiamo il frutto del nostro discernimento, e qui, ma solo se tale frutto è stato anche episodicamente negativo nasce lo strappo, il dissenso, la frattura. Eppure il nostro discernimento è germinato dall'amore...perchè l'amore è attenzione...Ed ecco, presto o tardi, subitaneo e improvviso o dopo lenta riflessione, qualcuno ci rammenta la biblica ammonizione del non giudicare, pena la giusta sanzione della reciprocità.Ma come potremmo noi comparare validamente la congruità degli atti con le parole, come potremmo distinguere il giusto dall'ingiusto, l'amico dal nemico, il torto dalla ragione, il profeta dal millantatore...se non esercitassimo facoltà di giudizio?So che la mia è una voce fuori dal coro, so che i sostenitori del non giudicare costituiscono una miriade, ma loro malgrado, contro l'ipocrisia del luogo comune, io mi ergo a difesa del giudizio, ne rivendico il diritto all'esistenza e ne difendo l'etica.La tendenza o la disposizione a formarsi giudizi sugli altri è in realtà il fondamento di qualsiasi scelta, a patto che nel farlo, ci si procuri un sufficiente bagaglio di informazioni mediante spirito di osservazione.Come potrei io non giudicare? Lasciando forse il cervello in apnea?Esisterà, mi chiedo, una stima che sia inconsapevole?No, io sono tra coloro che ammettono di giudicare, ho il coraggio o forse solo la sincerità per farlo.E quando scatta il giudizio?Scatta nel primo istante in cui i nostri occhi si riempiono dell'altro perchè qualcosa di lui ci attre, o scatta quando, eroi impudenti, proferiamo parole e lasciamo traboccare il nostro intendimento?Il giudizio degli altri ci accompagna in quella quotidiana esperienza che è la vita, in ogni istante della nostra esistenza.E' il linguaggio, l'espressione del giudizio, che ci dissacra, volontariamente o involontariamente.Chi esprime il giudizio sull'altro affonda le mani nella sua essenza, colpisce, a volte profondamente, la sua anima, ma ne riaccende i fermenti ed essa come un pane lievita.Giudicare qualcuno significa in primo luogo conoscerlo, riconoscerlo, dedicargli attenzione per poi attribuirgli diritto di cittadinanza nella nostra esistenza.
Ti giudico perchè , per me, Tu esisti!
Aver intravisto la parte riposta che è in te, avere compreso cosa c'è dietro una maschera, non significa non vedere la maschera stessa!Ove si comprenda a fondo tutto ciò, si potrà serenamente procedere nella vita lasciando aperta la nostra mente al giudizio degli altri e , correggendo, perchè no, l'immagine distorta che diamo di noi.Non giudicarmi dunque?
Forse è il caso di dire: "Non dirmi mai cosa pensi di me...conoscermi...può farmi male!"

Questa volta...è senza dedica.
'immagine riproduce un dipinto di Marina Fontana dal titolo "Raccogliendo le Stelle"
Questo post è stato pubblicato su Blog Penna Calamaio in data 9 Marzo 2007. Puoi inserire qui i tuoi commenti e visitare Blog Penna Calamaio su Digiland, per leggere i commenti sul blog di origine e sul blog dell'autore, puoi partecipare anche Tu al nostro progetto di aggregazione , inviando i permalink dei tuoi post a redazione_blog@libero.it o facendo domanda di iscrizione a membro del blog collettivo. Tutti i post accettati ai fini della pubblicazione, saranno gradualmente inseriti su tre piattaforme di blogging.

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